730, da luglio arrivano i rimborsi in busta paga: capiamo le cause di eventuali ritardi

730 precompilato - Caf Acli Venezia

Con l’arrivo di luglio, in piena campagna 730, scatta un’altra fase, fortemente attesa da quei contribuenti che, avendo già fatto la dichiarazione e sapendo di aver avuto un esito a credito, si aspettano l’arrivo del rimborso sulla busta paga. Luglio, infatti, è il mese a partire dal quale i sostituti d’imposta cominciano a pagare i crediti spettanti sui rispettivi cedolini (qui un riassunto complessivo delle tempistiche dei rimborsi per tipologia di contribuente). Cosa succede però se il lavoratore non si ritrova sullo stipendio la voce del rimborso? Da cosa può dipendere? Proviamo a rispondere con l’aiuto del Caf Acli.

Innanzitutto è importante capire come funziona la “filiera” fiscale che porta all’erogazione del rimborso. Il primo passaggio, ovviamente, è la presentazione del 730 da parte del contribuente all’Agenzia delle Entrate. Quest’ultima trasmette l’esito contabile (appunto il credito o il debito di cui è titolare il contribuente) al sostituto d’imposta, che a sua volta provvede al conguaglio sulla prima busta paga utile.

Ci sono varie ragioni per cui questo processo si può “inceppare” provocando un ritardo del rimborso. E questo indipendentemente dalla modalità con cui il 730 è stato presentato, se tramite un intermediario come il CAF o meno. Ad esempio se il datore di lavoro è cambiato rispetto al momento della compilazione del 730, non è detto che il nuovo sostituto subentri in automatico nei conguagli. Oppure, seconda ipotesi, il datore di lavoro potrebbe aver semplicemente ricevuto troppo tardi l’esito contabile del 730 del dipendente, ovvero in una data troppo in là per poter liquidare il credito spettante già nel mese di luglio.

C’è poi una terza ragione. Il mancato rimborso potrebbe infatti risalire anche a un possibile intervento dell’Agenzia che in alcuni casi esercita sui 730 i cosiddetti controlli “preventivi”, chiamati così appunto perché avvengono preventivamente  rispetto alla liquidazione del rimborso sullo stipendio da parte del sostituto d’imposta.

Tale ipotesi è valida i modelli precompilati che non siano stati confermati ma abbiano ricevuto modifiche dal dichiarante (per sua stessa mano o per il tramite dell’assistenza fiscale prestata da sostituti d’imposta o CAF). Non tutte le precompilate con modiche

vengono sottoposte a controllo, ma solo i modelli che presentino quelli che l’Agenzia definisce “elementi di incoerenza” rispetto ai dati immessi sul precompilato originario.

Se dunque scatta il controllo, vuol dire che certi elementi sulla dichiarazione trasmessa (nuovi o modificati dal contribuente) sono “meritevoli” di ulteriore verifica. In particolare i controlli riguardano i modelli in cui le modifiche rispetto al precompilato determinano un rimborso superiore a 4.000 euro. Una volta terminato il controllo e appurata la correttezza del 730, sarà l’Agenzia stessa a eseguire il versamento spettante anziché addossare l’onere al datore di lavoro. Ovviamente però con tempistiche allungate rispetto alla busta paga di luglio.

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