Come cambierà l’assegno unico? Facciamo chiarezza tra voci e anticipazioni

In queste settimane si sono rincorse, soprattutto online ma non solo, una infinità di anticipazioni sui contenuti della prossima manovra economica. Notizie che riguardano temi di grande interesse per le famiglie (come assegno unico, pensioni, IRPEF, bonus casa e così via) e che spesso, proprio per questo interesse, creano un notevole clamore. Una delle questioni più dibattute sono state le possibili modifiche all’assegno unico e universale, che da marzo 2022 ha accorpato in un’unica misura economica tutti (o quasi) i contributi a disposizione delle famiglie per i figli a carico (assegni famigliari, detrazioni fiscali, bonus bebè, ecc.).

Una premessa importante prima di affrontare il tema assegno unico, o meglio due consigli pratici per orientarsi tra tante notizie e anticipazioni. Primo: ricordare sempre che si tratta solo di anticipazioni senza alcun valore e che occorre attendere che i provvedimenti siano messi nero su bianco nella legge di Bilancio. Secondo: soprattutto online fare attenzione alle fonti che riportano queste notizie. Il più delle volte si tratta di siti poco affidabili, che pur di attirare traffico rilanciano informazioni non ancora confermate o, addirittura, prive di fondamento.

Tornando alle ipotesi circolate sull’assegno unico, proviamo a fare un po’ di chiarezza con l’aiuto del Caf Acli. Va innanzitutto esclusa qualsiasi ipotesi di abolizione, che pure era circolata. È invece possibile che ci sia una “rimodulazione”. Ad oggi il diritto all’assegno non è vincolato alla presenza dell’ISEE: chi richiede l’assegno senza fare l’ISEE riceve infatti il contributo minimo, nel 2024 pari a 57 euro mensili. Per il futuro, l’ipotesi è di chiudere il rubinetto dell’assegno per i nuclei sprovvisti di ISEE o per chi ha un ISEE superiore a 45.000 euro, dirottando le quote che sarebbero loro spettate ad altre famiglie più bisognose, con più figli o con disabili a carico.

Un’altra ipotesi su cui si starebbe ragionando è quella di “stornare” quanto percepito sotto forma di assegno unico dagli ISEE elaborati ai fini di altre prestazioni economiche, come ad esempio i bonus sociali sulle forniture domestiche di acqua, luce e gas. Finora infatti l’assegno ha fatto cumulo con i redditi percepiti dai componenti del nucleo, col risultato di alzare il valore ISEE e portarlo oltre la soglia massima prevista per l’erogazione di questi contributi. Il paradosso, quindi, è che inglobando l’assegno unico nel calcolo dell’ISEE, molte famiglie in realtà bisognose di sostegno sono state fatte passare (diciamo così) per “ricche”.

Ribadiamo ancora una volta che si tratta solo di ipotesi. E che comunque tutto resterà invariato fino al 1° marzo 2025, momento in cui scatterà la terza annualità dell’assegno. Nelle prossime settimane, attraverso i nostri canali di comunicazione, forniremo tutti gli aggiornamenti necessari.

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