Ecogiustizia subito, partita la campagna nazionale che a gennaio arriverà a Marghera

È partita in queste settimane “Ecogiustizia subito: in nome del popolo inquinato”, la campagna nazionale promossa da Acli, Agesci, Arci, Azione Cattolica, Legambiente e Libera per accendere i riflettori sulle mancate bonifiche delle aree gravemente inquinate. Un’iniziativa itinerante che interessa da vicino anche il nostro territorio: il prossimo 22 gennaio infatti, anche grazie alla collaborazione delle Acli di Venezia, il tour di Ecogiustizia subito farà tappa anche a Porto Marghera, la più importante area petrolchimica d’Italia.

La campagna prende le mosse da un dato inquietante: in Italia 6 milioni di persone vivono in aree gravemente inquinate. A una persona su dieci viene in sostanza negato il diritto alla salute, a un ambiente salubre e allo sviluppo sostenibile dei territori. Un dato che va di pari passo con quello delle mancate bonifiche: ad oggi sono 42 i siti di interesse nazionale in attesa di bonifica (per una superficie di circa 170.000 ettari a terra e 78.000 ettari a mare), e ben 36.814 i siti di interesse regionale, per un totale di 43.398 ettari. Come nel caso di Porto Marghera, sono in molti casi aree produttive dove le mancate bonifiche vanno di pari passo con un processo di de-industrializzazione, che produce solo degrado ambientale e sociale. 

Da qui il tour partito il 27 novembre da Casale Monferrato, dove l’amianto della ex Eternit continua a fare vittime, e che fino al prossimo aprile toccherà Taranto, Porto Marghera, Priolo, Augusta, Melilli e Siracusa, Brescia e Napoli Orientale. 

“Chiediamo che venga applicato il principio “chi inquina paga” – sottolineano i promotori -, già fissato da normative nazionali e comunitarie, con impegni concreti e tempi certi per tutelare la salute e risanare le aree inquinate. È fondamentale promuovere, con la partecipazione delle comunità locali, piani di riqualificazione e riconversione dei siti produttivi nell’ottica della transizione ecologica, con la creazione di nuovi posti di lavoro grazie all’economia verde”.

Per questo ad ogni tappa sarà promossa la costituzione di forum di progettazione partecipata per il futuro delle aree, coinvolgendo in primis le comunità locali, ma anche facendo pressione sulle istituzioni.  “In Italia le mancate bonifiche sono un’emergenza nazionale di cui si parla poco e che va affrontata senza ulteriori rinvii. La politica e le istituzioni hanno sottovalutato questo problema, e nel frattempo ci sono milioni di cittadine e cittadini che hanno perso la speranza di futuro, tra inquinamento che permane e posti di lavoro che se ne vanno. La giusta transizione ecologica del paese deve partire da queste aree e da chi le abita, per tanti versi dimenticate dalle istituzioni”.

Una giustizia ambientale che potrebbe tradursi anche in un’opportunità economica e occupazionale. Secondo una stima di Confindustria, un investimento di 10 miliardi di euro nelle bonifiche dei siti di interesse nazionale potrebbe creare 200mila nuovi posti di lavoro. E lo Stato rientrerebbe di circa 4,7 miliardi di euro attraverso maggiori entrate fiscali e contributi sociali.

Iscriviti alla nostra newsletter

Procedendo con l'iscrizione dichiari di accettare i termini e le condizioni per il trattamento dei dati personali in base al GDPR 2016/679.