La violenza di genere non è qualcosa di sbagliato. E’ un reato

Laura Visentin2Intervento di Laura Visentin, Responsabile Coordinamento Donne delle Acli del Veneto, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza di genere, il 25 novembre.

Una pubblicazione recente pubblicata da A.N.C.I. e DI.Re ci dice questo: la violenza (specie quella sessuale) di genere è percepita dal 51% degli intervistati come qualcosa di sbagliato, e solo dal 25% come un reato. Ecco, partiamo di qui, dal fatto culturale. Perché si tratta innanzitutto di un fenomeno che sottende ad errati e aberranti modelli culturali, dove il rapporto fra i generi è inteso come possesso, come controllo, sudditanza. Lanciamo anche una provocazione: se nella maggior parte dei casi –ci dicono le indagini- gli episodi di violenza non sono nemmeno denunciati, probabilmente l’idea che “è solo qualcosa di sbagliato” non è unicamente dell’uomo, ma anche della donna, che deve essere fino in fondo responsabile innanzitutto di sé stessa e di quei figli che per il 65% assistono ai fenomeni di violenza.

Escludiamo ovviamente la limitata capacità di reazione di quelle donne che culturalmente o socialmente non dispongono degli strumenti per reagire, ma riflettiamo sul fatto che le donne più a rischio, quelle più colpite, sono, incredibilmente, donne di cultura medio-alta, per lo più separate o divorziate, tra i 25 e i 34 anni.

Le donne per prime devono darsi la forza di reagire, di denunciare, di allontanare coloro che pensano erroneamente che stiano manifestando in modo “solo” sbagliato il loro (non)amore.

C’è da dire che rispetto ad una decina di anni fa, le donne oggi dimostrano una maggiore capacità di prevenire e combattere il fenomeno, anche grazie ad una più diffusa condanna sociale del fenomeno. Infatti, secondo l’ultimo report dell’Istat, i fenomeni di violenza di genere sono leggermente scesi, per quanto ancora oggi il 30% delle donne fra i 16 e i 74 anni ha subito un atto di violenza. Le donne oggi denunciano di più, parlano di più di ciò che hanno subito confidandosi con amici o familiari, rivolgendosi alle forze dell’ordine, o recandosi presso i centri antiviolenza, che diventano fondamentali per la gestione e la prevenzione del  fenomeno.

Le donne oggi sono più consapevoli. Delle proprie forze, della propria dignità, della rete di servizi a supporto. L’azione culturale e informativa rimane quindi la strategia base da continuare a promuovere e avere come priorità nelle politiche di welfare nazionali e territoriali, unita a un coordinamento fra Istituzioni e associazioni o strutture pubbliche o private di riferimento. Azione culturale e informativa, intendiamoci, per uomini e per donne. Perché la violenza di genere è un reato e si perpetra fra due sessi, che hanno bisogno di capire come agire –e reagire- per vero amore. 

 

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