Reddito di maternità, contrarietà e controproposte delle Acli di Venezia

La posizione delle Acli di Venezia sul reddito di maternità

Sta avendo eco in queste settimane la proposta di istituzione di un “reddito di maternità”, che preveda un’indennità mensile da 1000 euro che benefici la madre nei primi otto anni di vita del figlio. Una proposta che le Acli provinciali di Venezia, tramite il Coordinamento Donne, respingono con forza.

 “Siamo molto preoccupati – sottolinea Laura Visentin, responsabile del Coordinamento Donne delle Acli di Venezia – da queste visioni e proposte che solo in modo miope possono essere considerate a favore delle donne. A prescindere dalla realizzabilità economica della proposta, l’idea che per otto anni la madre non lavori e si dedichi esclusivamente ad attività di accudimento si basa su una concezione squilibrata della vita dal punto di vista familiare, sociale ed educativo: in sostanza il ruolo genitoriale è concentrato esclusivamente sulla madre, mentre il lavoro è considerato attività tipicamente maschile. Con la conseguenza di non riconoscere un ruolo educativo al padre. Senza considerare la difficoltà che si creerebbero per l’accesso e la permanenza delle donne nel mondo del lavoro: chi assumerebbe più una giovane donna, nel dubbio che poi l’investimento potrebbe essere vanificato da otto anni di assenza? E al termine degli otto anni, come verrà reinserita, con quale ruolo e con quali competenze obsolete?”.

La visione alla base del reddito di maternità, sottolinea Laura Visentin, finisce per contrastare con le stesse indicazioni della Chiesa. “Da un lato l’enciclica Gaudium et Spes, che afferma come tra uomo e donna via sia una dualità che si realizza nel loro incontro. Una dualità che prevede la compresenza di elementi di autonomia e scelte indipendenti con rapporti e indirizzi comuni che alimentano vicendevolmente le singole espressioni sociali. Tutto questo contribuisce all’equilibrio complessivo, allo stare bene, in famiglia e nella società”. Dall’altro lato la Dottrina sociale della Chiesa, che sottolinea come il lavoro sia il fondamento su cui si forma la vita familiare e richiama alla necessità di politiche del lavoro che favoriscano la famiglia. “In questo senso, abbiamo bisogno di provvedimenti per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, per favorire i congedi parentali, per limitare il pendolarismo. Ne deriverebbe un equilibrio tra i componenti del nucleo familiare che favorirebbe il ruolo genitoriale, sia materno che paterno, a vantaggio degli stessi figli, permettendo quella complementarietà in cui si realizzano assieme i desideri individuali e sociali”.

“Come Acli – aggiunge il presidente provinciale Paolo Grigolato – crediamo che siano altre le proposte che possono sostenere la famiglia e la natalità. Come ad esempio il prolungamento del congedo paterno obbligatorio. O come misure di sostegno al reddito per il pagamento di baby sitter o rette dell’asilo nido. Nel primo caso si favorirebbe per di più l’emersione del lavoro nero. Nel secondo si sosterrebbe il potenziamento dei servizi di welfare, facilitando tra l’altro dal punto di vista educativo l’inserimento dei più piccoli nella vita comunitaria. Sono queste le misure che auspichiamo, per permettere alle madri di poter proseguire la propria attività lavorativa e di contribuire alla crescita di sé stesse, delle proprie famiglie e del nostro paese. In nome della serenità e della giustizia dei rapporti fra donne, uomini e società civile”.

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