Salute, tra povertà e disuguaglianze c’è in gioco il futuro di tutti

La cronaca quotidiana sull’andamento dei contagi da Covid, un martellamento che ci accompagna da quasi due anni, non deve distoglierci da una riflessione in profondità sui temi delle disuguaglianze e delle povertà, anche in ambito sanitario.

La luce in fondo al tunnel della pandemia è rappresentata dai vaccini. Un “bene comune dell’umanità”, gli ha definiti fin da subito papa Francesco. E invece anche la lotta al virus è l’occasione per scavare un nuovo solco di disuguaglianza tra il Nord e il Sud del mondo, con quest’ultimo sostanzialmente escluso dalla copertura vaccinale. Con il risultato che il virus, circolando liberamente, ha creato nuove varianti che allontanano la fine dell’emergenza. Oggi, più che mai, solo la sospensione dei brevetti può sbloccare questo pericoloso stallo.

Ma “disuguaglianza” e “povertà” non riguardano solo i paesi africani. Sono fratture che sempre più contraddistinguono anche le nostre comunità. Ondata dopo ondata, la sanità pubblica e il suo personale sono stati sottoposti ad uno stress senza precedenti. La priorità di cura ai casi Covid ha paralizzato per mesi la sanità ordinaria fatta di interventi programmati, esami, visite, mettendo spesso in grave pericolo la salute di molti. Solo in Veneto a ottobre si contavano 400 mila prestazioni arretrate. Un’enormità a cui la sanità pubblica, ancora sotto pressione, non può rispondere da sola. Se il ricorso al privato accreditato è quindi “inevitabile”, va sottolineato come ciò contribuisca a creare nuove disparità. Il 90% della spesa per la sanità privata (40 miliardi prima della pandemia) è infatti pagata di tasca propria dagli utenti. Ciò significa che l’aumento della spesa privata, generata dalla mancata risposta della sanità pubblica, finirà per aumentare a sua volta le disuguaglianze. Scavando un solco ulteriore, per la diversa incidenza della spesa sul reddito, tra quanti possono pagarsi le cure e chi invece non può farlo.

Non a caso la Regione Veneto, sulla scorta della positiva esperienza dell’ambulatorio Emergency di Marghera, ha deliberato di promuovere le collaborazioni tra Asl ed enti del Terzo settore per facilitare l’accesso alle cure di persone in condizione di particolare vulnerabilità. Un’azione meritevole, a patto che non si pensi che la risposta alla povertà sanitaria possa dipendere solo da iniziative umanitarie e caritatevoli di enti e associazioni.

La risposta deve essere strutturale, rafforzando la sanità pubblica e i finanziamenti in suo favore, così come è previsto dal Piano Nazionale di Riprese e Resilienza. Due sono le questioni prioritarie da affrontare. Il primo è la formazione e preparazione del personale sanitario, per rispondere alla grave carenza di medici specialisti, in particolare nel settore emergenza, e di medici di famiglia. In questo senso vanno rivisti anche contratti e remunerazioni, al fine di mantenere il rapporto di lavoro nell’ambito del pubblico.

La seconda questione è il rafforzamento della sanità territoriale, su cui punta lo stesso PNRR. Va in questa direzione il progettato rilancio dei distretti, con la creazione delle Case della comunità in cui team multidisciplinari (medici di medicina generali, pediatri, infermieri di famiglia, …) possano dare una prima risposta ai bisogni sanitari della popolazione. E ancora il potenziamento della telemedicina, dell’assistenza domiciliare – dando adeguato riconoscimento alle figure delle badanti e dei caregiver familiari -, di nuove forme di residenzialità come co-housing e residenze protette, al fine anche di alleviare la pressione sulle RSA.

La strada è quindi positivamente tracciata, proprio sull’onda della pandemia che ha riportato al centro dell’attenzione la sanità pubblica. Ora è fondamentale vigilare affinché le scelte di chi governa la sanità, a livello nazionale e regionale, si concretizzino in questa direzione. Solo così potremo salvaguardare il principio universalistico di accesso al diritto alla salute sancito dalla nostra Costituzione. (Franco Marchiori, segretario Fap Acli Venezia)

(foto di Joshua Coleman da Unsplash)

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