Venerdì 28 aprile ricorre la Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro, a vent’anni esatti dalla sua istituzione da parte dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro. Ma anche quest’anno i dati continuano ad essere allarmanti: secondo l’Inail, nel 2022 nel nostro paese si sono registrate 697.773 denunce di infortunio, il 25,67% in più rispetto al 2021. Mentre in riferimento alle malattie professionali ne sono state protocollate 60.774, il 9,92% in più rispetto al 2021 (55.288).
“Perché si possa incidere efficacemente nella diffusione della cultura della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, partendo anche dalla scuola – commenta Paolo Ricotti, presidente nazionale del Patronato Acli – sono necessari momenti informativi e formativi dei lavoratori costanti nel tempo, perché non potranno mai essere sufficienti una o poche iniziative formative previste per legge” .
Un altro pilastro fondamentale per creare una nuova cultura della prevenzione è quello di accompagnare le aziende in un percorso virtuoso anche con incentivi economici, in particolar modo verso quelle imprese che investono in sicurezza. “L’investimento nel processo di sicurezza significa anche maggiore produttività aziendale, mentre il fenomeno degli infortuni e delle malattie sul lavoro sono un costo diretto e indiretto per tutta la società e di ostacolo alla crescita del PIL” .
Ulteriore necessità è quella di adeguare l’Inail alle esigenze del nostro paese, affinché ci siano opportunità per le imprese e ulteriori tutele ai lavoratori. “Le linee programmatiche di mandato 2022-2026, presentate dal Comitato di indirizzo e vigilanza dell’Inail lo scorso 14 aprile, indicano come prioritari due aspetti: l’individuazione di ulteriore personale medico e amministrativo da assumere e la possibilità di investire parte delle risorse economiche di bilancio, al momento vincolate per legge, nella gestione ordinaria dell’Istituto per la prevenzione, la formazione e comunque a supporto alle aziende”, continua Ricotti. “In molte sedi Inail è presente un solo medico, a fronte di competenze che nel tempo si sono ampliate, come nel caso del reinserimento lavorativo per i disabili da lavoro”. “La politica deve ascoltare il grido di allarme di tutti i livelli apicali dell’Inail – conclude Ricotti – oppure saremo nuovamente costretti ad indignarci per l’ennesima morte sul lavoro, aspettando che le cose si sistemino da sole. Speriamo che già nel prossimo decreto lavoro si possa vedere un primo passo tangibile in tal senso”.