Uno spazio gratuito per affrontare il lato nascosto della crisi. E per affrontare uno dei bisogni principali emersi dal sondaggio realizzato dalle Acli veneziane durante il lockdown dello scorso anno. Da febbraio lo Spazio Parola promosso da Acli provinciali di Venezia e Caritas Veneziana sarà attivo stabilmente presso la sede Acli di Zelarino (in via Castellana 66/G) tutti i giovedì dalle 14 alle 18. L’acceso al servizio sarà possibile esclusivamente su appuntamento: per prenotarsi telefonare al 340.8528998.
Il servizio consisterà in uno sportello di ascolto e supporto psicologico, coordinato dalla psicologa e psicoterapeuta Giuliana Tosetto. Sarà rivolto in particolare a persone con difficoltà relazionali, economiche ed esistenziali, offrendo un’opportunità per prevenire un disagio o scoprire come affrontare un problema psicologico. Attraverso lo sportello sarà realizzata un’azione di prevenzione primaria, con un primo ascolto del disagio e un eventuale invio ai centri specialistici del territorio. Non saranno quindi offerti percorsi di tipo psicoterapico, ma solo di consultazione breve; similmente non saranno formulate diagnosi né prescritti trattamenti farmacologici.
Ma perché questo servizio in tempo di pandemia? Al di là del citato sondaggio realizzato dalle Acli, da numerose autorevoli fonti arrivano segnali d’allarme per i “segni” lasciati dalla pandemia non solo sui corpi, ma anche sulle menti: sarebbero circa 300 mila gli italiani che in questi mesi stanno convivendo con disagi o disturbi psichici di varia natura e intensità. “Sono state date risposte importanti all’emergenza sanitaria – sottolinea la dottoressa Tosetto -. Si stanno facendo grandi sforzi finanziari per limitare la crisi economica. Ma quasi nessuno sembra pensare alle enormi conseguenze che questi mesi così particolari hanno e avranno a livello psicologico”.
Se in generale stiamo soffrendo un po’ tutti, ci sono delle categorie che sicuramente stanno risentendo di più di questi mesi così particolari. “Da un lato troviamo bambini, ma anche adolescenti e ragazzi: il lockdown e la chiusura delle scuole hanno impedito per mesi la relazione tra pari, una fondamentale palestra di vita per crescere e formarsi. Dall’altro lato ci sono gli anziani. Anche per loro si sottovaluta l’aspetto psicologico. Sottovalutiamo il senso d’isolamento, la riduzione di contatti con figli e nipoti. Sottovalutiamo l’angoscia di essere stati travolti per mesi da immagini di morte, proprio in un momento della propria vita in cui con la morte si comincia per forza a fare i conti”.
C’è infine il grande mondo del lavoro. “Quella per la crisi econimica è un’angoscia trasversale a tutte le fasce d’età e a tutti i ceti. Tanti ancora non hanno ripreso a lavorare, per loro con la fine del lockdown è cambiato ben poco. Quello che più spaventa è l’incertezza. A maggior ragione per chi si ritrova da un giorno all’altro a vivere una precarietà, lavorativa e quindi economica, a cui non era abituato”.