Un invito caloroso ad aprire nuovi orizzonti. Ad essere portatori di speranza. A seguire Gesù per essere miti e forti e fare assieme cose straordinarie. È la strada tracciata per le Acli di Venezia e Treviso dal Vescovo di Treviso Michele Tomasi, in occasione della santa messa per il nuovo anno associativo e l’avvio del tesseramento celebrata a Mirano domenica 19 febbraio. La celebrazione, concelebrata dall’assistente delle Acli veneziane don Gilberto Sabbadin, ha visto dirigenti e soci dei Circoli delle due province unirsi in preghiera per chiedere la benedizione del Signore sull’operato dell’associazione. Un modo per ribadire il legame delle Acli con la Chiesa locale e l’impegno che da ormai quasi ottant’anni anima la nostra associazione per la costruzione di una società migliore, nel quadro di una costante fedeltà alla democrazia, ai lavoratori e, appunto, alla Chiesa.
“Questa Parola – ha sottolineato monsignor Tomasi nell’omelia riprendendo il brano del Vangelo di Matteo – dice di non amare solo quelli che ci amano, arrivando all’invito, così sconvolgente nella sua radicalità, di porgere l’altra guancia, di essere creativi nella risposta al male e alla violenza. Se ci affidiamo a questa Parola, allora riusciamo innanzitutto a trovarci tra amici, che magari nel loro timore trovano sostegno gli uni degli altri. Un elemento che poi trasforma questo nostro mondo, le nostre relazioni. E poi, perché no, anche tutto quello che nel mondo di grande succede perché, là dove tanti si mettono insieme nella forza del Risorto, lì succede qualcosa. Ecco lo straordinario che siamo chiamati a vivere”.
È proprio su questa soglia tra ordinario e straordinario che si innesca la vera sfida, in tutti gli ambiti. Un’esortazione che vale anche per le Acli, “forza mite, ma convinta. Che agisce come goccia forse piccola. Ma guai se questa goccia mancasse nelle nostre relazioni umane, nel mondo del lavoro, per aprire “orizzonti di speranza”, come recita il motto della vostra campagna di tesseramento”. Un orizzonte che ha dentro “la cura per il mondo del lavoro, per i giovani, per gli esclusi, per gli immigrati, per coloro che non ce la fanno, per l’equilibrio delle relazioni di lavoro in tutto il mondo, per la questione ambientale, per la cura del Creato, per una economia che sia davvero a servizio dell’uomo. Ecco, voi nel vostro orizzonte vedete questo. E allora invitate accanto a voi tutti quelli che riuscite, e dite: “Siediti accanto a me, guarda con me l’orizzonte, ti faccio vedere i luoghi del bisogno e della dignità, i luoghi della bellezza di un mondo dove il lavoro diventa il centro, dove la persona si manifesta per quello che è”. Così mostreremo che un mondo di solidarietà, di pace e di amicizia è più bello. E quel mondo che dice “sì” alla vita vince: questo è il contenuto della speranza”.
“A niente di meno di questo siete chiamati – ha concluso monsignor Tomasi -: ad aprire orizzonti di speranza. Lo facciamo insieme, ci fidiamo del Signore Gesù: lui è la nostra speranza, lui è la nostra vita. Impareremo a essere miti e forti e faremo cose straordinarie, straordinarie come la carità”.